Costruire una città a misura d'uomo, per l'uomo
________________________________________________________________________________________Le città, i paesi, i borghi .... nascono per aiutare l'uomo a realizzarsi nella sua duplice dimensione, personale e sociale.
Essi sono creati e sussistono per tenere al riparo la pienezza di umanità da due pericoli contrari e dissolutivi: quello del nomadismo, cioè della desituazione che disperde l'uomo togliendogli un centro di identità e quello della chiusura nel clan che lo identifica ma lo isterilisce dentro le pareti del noto.
La crisi delle nostre città e dei nostri paesi
Eppure tante nostre città e anche tanti paesi/paesinini, stanno vivendo una crisi senza precedenti. Di 'rapporti' soprattutto. Il tessuto sociale è lacerato. Cresce la solitudine, il senso di insicurezza, spesso la violenza anche da coloro che non ti aspetti.
Molti punti di riferimento sono spariti da tempo. Si moltiplicano le aree degradate / non curate. Molti quartieri si sono ridotti a veri, puri e propri dormitori.
Cresce la consapevolezza del divario, sempre maggiore, esistente tra ricchi e poveri e, con essa, cresce il rancore dei cittadini verso le Istituzioni e lo Stato, perchè si sentono abbandonati da questi.
Le cause
Tali aspetti che emergono dal nostro vivere quotidiano, sono dovuti a più cause: di natura sociale, di natura culturale, di natura politica.
Una prima serie di cause è di natura sociale
alla disoccupazione, alla precarietà del lavoro e ad altri fattori negativi si aggiunge la crescita non controllata e gestita dell' immigrazione, che crea nuove sacche di povertà e di esclusione.
Di conseguenza l'apertura all'altro anziché arricchire l'identità delle nostre città, dei nostri paesini, rischia oggi di spersonalizzarla e ogni soggetto che vi entra si sente isolato; e, d'altro canto, l'identità si rifugia, quasi per paura, nei tanti gruppi amicali paralleli che rivendicano proprie regole particolari. Così l'apertura, disarticolandosi, non arricchisce più l'identità e l'identità, parcellizzandosi, non dà senso a tutta la città.
Una seconda serie di cause è di natura culturale
l'ethos comune, su cui si fonda il senso di appartenenza dei cittadini, oggi si è incrinato in seguito al moltiplicarsi sul territorio di diverse identità culturali, etniche e religiose. Ciò ha frammentato il tessuto culturale dei nostri centri abitati, rendendo difficili o impossibili le relazioni interpersonali.
Nasce, a questo punto, la tentazione di limitarsi a governare le città i quartieri, i nostri paesi, solamente sul piano tecnico, senza preoccuparsi della costruzione culturale delle Comunità.
Una terza serie di cause è di natura politica
La città, i quartieri, i nostri paesini, sono il primo volto dello Stato che il cittadino vede e incontra. Sono luoghi, infatti, oggi sempre più un mini-Stato dove si agitano tutti i problemi dell'umano.
Come si può pretendere, quindi, che i cittadini si impegnino ad una costruzione di una società / di una comunità più giusta se lo Stato e le istituzioni pubbliche non rispondono alle loto attese e se i responsabili non si preoccupano di spiegare a quale progetto serviranno i sacrifici che vengono loro richiesti? La poca trasparenza, poi, e la sensazione (alimentata dagli scandali) che la classe dirigente si preoccupi maggiormente dell'interesse proprio e di gruppi particolari minano alla radice il senso civico della legalità e del bene comune.
Così le Comunità, grandi o piccole che siano, muoiono, ma soprattutto
muore il loro compito di custodi della pienezza dell'umano, motivo per cui le Comunità nascono.
Costruire una città a misura d'uomo
Servirebbe poco rendere i centri urbani più belli e attraenti dal punto di vista architettonico se poi fossero spiritualmente e culturalmente vuoti. Il futuro delle nostre Comunità dipende molto più dal costume e dalla cultura dei cittadini che dalla bellezza dei suoi edifici e dal buon funzionamento delle istituzioni.
È importante, prima di tutto, cogliere le prospettive e le potenzialità di sviluppo di un territorio, «vedendo i centri abitativi (grandi o piccoli che siano) come opportunità e non solo come difficoltà.
Da dove cominciare?
È necessario che ogni Comunità recuperi e rafforzi anzitutto la propria identità, per essere capace di accogliere e integrare il nuovo e il diverso. L'apertura all'altro così diventerà non solo un affare di buon cuore e di buon sentimento, ma uno stile organizzato di integrazione che rifugge dalla miscela di principi retorici e di accomodamenti furbi, e si alimenta soprattutto a una testimonianza fattiva .
Dunque, per costruire una città a misura d'uomo, la crisi va affrontata nella sua triplice radice: sociale, culturale, politica
a) Sul piano sociale, occorre creare reti di relazioni e legami. Di solidarietà e reciproco aiuto e sostegno, prima di tutto. Partendo dalle parentele e dalle amicizie fino ad arrivare ai gruppi sociali, a quelli culturali, politici ed ecclesiali.
Lavorare, quindi, per i valori che permettono le relazioni, non per quelli che concedono all'individuo una libertà il più possibile estesa, ma senza responsabilità. In una parola, la città ha bisogno di gesti concreti di solidarietà che la ricompattino.
b) Sul piano culturale, il problema è come fare unità all'interno di ciascuna Comunità, rispettando le diversità. Si tratta, cioè, di ristabilire un ethos condiviso, intorno al quale realizzare l'unità nella pluralità, necessaria al bene comune.
Come riuscirvi? Smettendo di sostenere i soliti "furbi" ( che esistono, che ci sono, che si fanno largo nella società non rispettando le Leggi e le Regole) ed innescando, invece, un movimento di restituzione di stima sociale e di prestigio al comportamento onesto e altruistico.
c) Infine sul piano politico, la rinascita di una Comunità dipende molto anche dal 'come si fa politica'. La forma-partito ideologica, strutturata secondo la logica del «centralismo democratico» per cui tutto si decide al vertice, deve fare posto a una nuova forma-partito che partendo dal basso stimoli la partecipazione della società civile.
La possibilità di vedere, nelle nostre Comunità, il volto amico del potere dovrebbe contribuire a promuovere una politica custode di quell'amicizia che in sede civile prende il nome di concordia e che si prende cura non solo di realizzare il programma stabilito con i propri amici, ma del terreno comune che sussiste tra questi progetti e quelli dell'altro, del cosiddetto "nemico".

IL CONTRIBUTO DI CIVITAS
Allora quale contributo può dare un' Associazione come CIVITAS? Quello di provocare il cambiamento, quello di far vedere che 'di più e meglio' si può realizzare.
Provocatrice del cambiamento ma, anche, forza attiva e testimonianza di collante d'una società che sta faticosamente cercando una sua stabilizzazione civile. Noi amiamo immaginare che la nostra Associazione possa contribuire a costruire una città dell'uomo che sia intrisa di valori quali il rispetto, l' ascolto, la solidarietà, la reciprocità.
Vivere uniti nel rispetto delle diversità è la sfida principale di oggi, quando la famiglia umana si va unificando e globalizzando. Di fronte alla difficile situazione delle nostre Comunità occorre essere il fermento e i promotori di nuove "agorà", dove si possa dialogare anche tra coloro che la pensano diversamente in una ricerca appassionata e comune.
(gran parte del testo è stato ripreso da un discorso pronunciato dal Card. Carlo Maria Martini alla Città di Milano)